ddl Gentiloni alla prova della Commissione europea

Prosegue l’iter per l’approvazione del disegno di legge 1825 “Gentiloni” sul sistema radiotelevisivo. 
Il direttore generale della direzione Concorrenza della Commissione Europea Philip Lowe ha espresso al Ministro delle Comunicazioni i propri dubbi in merito al tetto al 45% fissato per definire un’impresa del settore televisivo come dominante. Lowe ha sostanzialmente ricalcato le dichiarazioni rese dal Garante italiano per la concorrenza Antonio Catricalà in sede di audizione in Commissione parlamentare, scrivendo in una lettera inviata in aprile che «questa formulazione [il tetto al 45%] non è coerente con i concetti utilizzati nella normativa comunitaria in materia di concorrenza, in base alla quale le posizioni dominanti devono essere valutate caso per caso».

Il Ministro Gentiloni ha replicato spiegando che la definizione di un tetto è un’iniziativa di carattere transitorio ed eccezionale, ed è «unicamente finalizzata all’introduzione di una misura temporanea di tutela del pluralismo e della concorrenza nella fase del passaggio del sistema televisivo alla tecnologia digitale».
Una misura a scadenza, quindi, destinata a funzionare da leva economica per accellerare il passaggio del sistema televisivo all’esclusiva trasmissione digitale, ma che comunque il portavoce dell’antitrust europeo Jonathan Todd in una recente comunicazione non ha dichiarato di considerare sufficiente per «eliminare le riserve espresse» nella lettera di messa in mora della legge 112/2004, riservandosi di valutare il testo della legge solo quando sarà effettivamente finalizzato.
Il Ministro continua a difendere il contenuto del d.d.l; in una recente intervista ha dichiarato come la volontà di stabilire un tetto sia finalizzata ad «aprire il mercato tv creando più spazi alle risorse pubblicitarie e limitando la possibilità di posizioni dominanti», e risponde alle preoccupazioni destate dal fatto che «la concentrazione non è solo un problema di mercato, ma anche di pluralismo e libertà di informazione». Secondo Gentiloni, la determinazione di «soglie antitrust […] “ex ante”, cioè previste a priori, si giustificano in tutti i Paesi occidentali dove c’è una minaccia al pluralismo e alla libertà di espressione per un eccesso di concentrazioni. Ed è bene che in Italia ce ne siano per la tv così come ce ne sono per la carta stampata».

Intanto una ricerca effettuata sull’area di Cagliari ha evidenziato come la penetrazione delle tv digitale, comprendente tutte le piattaforme (terrestre, satellite e cavo), sia ora del 93,6%, di cui ben l’84,8% è costituito da ricevitori per la tv digitale terrestre. In Italia, il 50,2% delle famiglie e il 52,8% degli individui utilizzerebbe le tecnologie digitali per vedere la televisione: oltre 400 mila famiglie avrebbero scelto per la Tv su internet (IP-TV), 4 milioni sono abbonati a Sky e 4,3 milioni possono vedere la tv sul digitale terrestre (19,8%).
Sarebbero 11 milioni gli individui che possono avere accesso al DTT (22,1%), mentre si stima che 200 mila famiglie possiedano piu’ di un decoder, che porta il numero degli apparecchi a 4,5 milioni di unita’, mentre sono 3,2 milioni i decoder collegati alla televisione.

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